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Profumi ‘urticanti’ e sostanze chimiche irritanti. Ma anche ingredienti impuri o poco controllati utilizzati nei prodotti di bellezza importati sempre più spesso dall’Oriente, che si aggiungono alle tracce di nichel nascoste nell’argento della gioielleria etnica all’ultima moda. Nella penisola aumentano le allergie ‘da vanità’: da cosmetico, oppure da bijoux o argenteria esotica. Uno studio diffuso nei mesi scorsi dalla Società italiana di dermatologia allergologica professionale e ambientale (Sidapa) ha calcolato per esempio che circa tre casi di dermatite allergica su 10 (27%), registrati tra il 1984 e il ’98, era legato a trucchi, creme e lozioni. E i numeri lievitano, considerata la diffusione dei prodotti per il look.
Ma sul tema “i dati a disposizione non sono precisi – spiega a il cosmetologo Luigi Gagliardi – A livello internazionale, infatti, manca ancora un vero e proprio programma di ‘cosmeticovigilanza’. Un sistema di sorveglianza ad hoc che stiamo però cercando di definire almeno sul piano nazionale. Sto collaborando a questo progetto con il ministero della Salute, e abbiamo già tenuto cinque o sei riunioni di confronto sull’aspetto organizzativo”. Lo specialista ricorda che “l’Unione europea ha elencato una trentina di sostanze allergeniche da segnalare nella composizione dei prodotti cosmetici”. Ma in etichetta il nome di questi ingredienti a rischio si perde nella lista generale, e “se il consumatore non sa di essere allergico a quella particolare sostanza, non può evitarla”. Per questo, sempre in Ue, un nuovo ‘giro di vite’ è atteso entro l’anno con l’istituzione del ‘Ritch’ (Registration, Evaluation and Authorization of Chemicals), che chiede alle aziende produttrici di raccogliere dati sulla sicurezza delle sostanze usate, così da arrivare a un quadro di riferimento.
Insomma, la ‘cosmeticosorveglianza’ è una disciplina per ora ‘in fieri’. I lavori sono in corso e “attualmente i numeri disponibili sono confusi e probabilmente sottostimati – continua Gagliardi – Le segnalazioni su casi di allergia grave da cosmetico che, come Iss, inoltriamo al ministero della Salute sono 10-15 l’anno. In Paesi più grandi come la Francia o la Germania arrivano a 100-150, ma anche in questo caso occorre definire l’esecuzione di speciali test biologici per stabilire un preciso nesso causale tra manifestazione clinica e sostanza alla base. Un sistema di vigilanza specifico farà dunque chiarezza”.
Il quadro è confuso anche secondo Elide Pastorello, a capo della Divisione di allergologia e immunologia dell’ospedale Niguarda di Milano. “I casi di allergia o tossicità da cosmetico sono più di competenza dermatologica – precisa – Ma nella nostra attività quotidiana ci capita spesso di diagnosticare ‘intolleranze’ a certi profumi contenuti anche nei cosmetici, quali l’aldeide cinnamica estratta in primo luogo dalla cannella”. La dermatologa Riccarda Serri dell’università degli Studi di Milano, rappresentante dell’Associazione donne dermatologhe Italia (Ddi) e componente della Commissione per la certificazione dei cosmetici eco-biocompatibili, è convinta che “grazie al ‘Reach’ dell’Ue si potrà rimediare all”anarchia’ attuale, arrivando a un panorama di riferimento finalmente chiaro e uniforme”. Certo “rimarrà il problema dei prodotti che sempre più spesso vengono importati da nazioni come India o Cina. Un trend che, insieme al costante aumento dell’uso di cosmetici, esige controlli più attenti e rigidi”.
Direttore di italiafreepress.it, giornalista professionista
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