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Addio alla ricetta bianca, le prescrizioni arriveranno solo via mail o su WhatsApp

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Dite addio alla ricetta medica bianca, così come all’annosa difficoltà nell’interpretare la grafia dei medici: dal 2025 le prescrizioni arriveranno solo via mail o su WhatsApp. Secondo la legge di bilancio attualmente in discussione si prevede che “tutte le prescrizioni a carico del Servizio sanitario nazionale, dei servizi territoriali per l’assistenza sanitaria al personale navigante, marittimo e dell’aviazione civile e dei cittadini sono effettuate nel formato elettronico”. 

Una vera e propria rivoluzione che avrà inizio dal 2025: le ricette saranno emesse in formato digitale, affluendo nel fascicolo sanitario elettronico, ma potranno essere ricevute anche via mail o su Whatsapp. Il paziente dovrà quindi consegnare il codice ottenuto al farmacista. Grazie alla ricetta elettronica sarà possibile ritirare il farmaco prescritto anche in una regione diversa da quella in cui si risiede.

I POSSIBILI VANTAGGI

Due i vantaggi: sarà più semplice monitorare l’appropriatezza dei medicinali prescritti e si avrà un fascicolo sanitario elettronico più ‘completo’. Ad occuparsi della transizione saranno le Regioni.

Le prescrizioni digitali sono già realtà per le ricette rosse, quelle relative ai medicinali a carico dello Stato. Ciononostante, lungi dall’essere un sistema perfetto: Open riferisce di recenti problemi al sistema, che si protraggono da almeno una ventina di giorni, in particolare tra il 4 e il 6 novembre. La piattaforma è andata in down numerose volte per ore, e i medici hanno dovuto recuperare carta e penna per assicurare il servizio ai propri pazienti. 

L’ORDINE DEI MEDICI E DELLE FARMACIE

Sì a convertire tutte le ricette mediche nel formato elettronico, come prevede la Legge di bilancio, ma bisogna fare i conti con la realtà sia per quanto riguarda l’efficienza delle reti e la stabilità della connessioni, sia con le peculiarità dell’assistenza medica: è questa la posizione del presidente della Federazione dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri Filippo Anelli.
«Gli strumenti elettronici devono rappresentare un ausilio per il medico e per la qualità dell’assistenza in quanto migliore la modalità della trasmissione delle ricette alla farmacia. Il problema è se siamo pronti per farlo, e se le reti di supporto tengono», dice Anelli.
«Dovremmo evitare che si appesantisca il lavoro dei sanitari potenziando la struttura elettronica», osserva il presidente della Fnomceo riferendosi all’uso più massiccio che si farà della rete quando, come prevede la legge di Bilancio, tutte le ricette dovranno essere dematerializzate.
Si pone il tema della domiciliarità – rileva – perché ci sono luoghi del Paese nei quali le linee elettroniche non sono stabili o non presenti affatto». Per questo, prosegue, «se da un lato la ricetta elettronica è uno strumento utile, dall’altro è necessario fare i conti con le peculiarità dell’assistenza».

Piena apertura delle farmacie alle ricette elettroniche, ma vanno studiare misure per garantire comunque un servizio nelle situazioni in cui si verificano problemi di connessione: è questa la posizione della Federazione nazionale dei titolari di farmacia italiani, che aveva segnalato il problema già a fine ottobre e poi all’inizio di novembre in occasione di ripetuti problemi tecnici sulla rete.

«Federfarma ha sempre collaborato con il processo di dematerializzazione fin dalla fase sperimentale», dice il vicepresidente della federazione Gianni Petrosillo, che presiede anche la sezione Farmacie rurali di Federfarma.
«Oggi sono prescritti su ricette dematerializzate il 98% dei farmaci, ma il sistema funzione con criticità», aggiunge Petrosillo riferendosi sia alla rete principale lungo la quale viaggiano le ricette dematerializzate, ossia il Sistema di Accoglienza Centrale (Sac), sia alle reti locali, i Sistemi di Accoglienza Regionali (Sar). «Il codice della ricetta e la tessera sanitaria non sono che le chiavi con cui la farmacia può accedere alla prescrizione» e in caso di problemi al Sac o al Sar «non è possibile risalire al tipo di farmaco da erogare», osserva.

Inizialmente c’erano comunque dati che permettevano di risalire al farmaco, prosegue, ma dopo l’ulteriore dematerializzazione avvenuta nel 2020 l’unico dato è il codice della ricetta. Un problema, questo, che nelle zone rurali e montane può diventare «estremamente critico», osserva.
«Se ci fosse una sorta di promemoria con il nome del farmaco, sarebbe possibile erogarlo in via provvisoria e poi, con il ripristino della connessione, andare a chiudere ricetta», osserva. E’ un aspetto che Federfarma ha già segnalato al ministero della Salute. «E’ un problema che va affrontato perché – conclude Petrosillo – si tratta di rispettare il diritto del cittadino ad avere il farmaco»