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Lacatena in Consiglio Comunale, la protesta dell’opposizione

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«Quello andato in scena lo scorso venerdì 14 marzo è stato un Consiglio comunale davvero particolare. La massima assise cittadina non si riuniva da oltre 80 giorni, e l’attesa era palpabile. Tuttavia, ciò che è emerso è stato un esempio lampante di una democrazia compressa e distorta, dove le voci dell’opposizione sono state sistematicamente marginalizzate». A parlare sono i consiglieri di Manisporche, che non hanno risparmiato critiche all’operato dell’Amministrazione e alla condotta del Consiglio.

La richiesta di un question-time negata

«Come opposizione, avevamo chiesto un question-time, un momento di confronto per porre domande all’Amministrazione e chiarire le scelte operate sulla città», ha dichiarato il consigliere Angelo Papio. «Una richiesta legittima, ma negata perché, essendo in quattro, non raggiungevamo il quorum minimo di cinque consiglieri necessari per avanzare la proposta. Una regola che, di fatto, soffoca il dibattito e limita il diritto di controllo dell’opposizione».

Le stranezze del Consiglio

Il Consiglio si è aperto con la ratifica di un debito fuori bilancio, disposto in Giunta per “somma urgenza”. «Abbiamo sottolineato come questa pratica non debba diventare un’abitudine», ha affermato Maria Angela Mastronardi. «C’è il rischio concreto che la Giunta si sostituisca sempre più spesso al Consiglio, svuotandolo di significato».

Si è poi passati alla richiesta della ditta Mare Gioioso di ampliare un corpo di fabbrica, adiacente a una proprietà comunale. «Nel dibattito, la maggioranza ha accusato l’opposizione di essere contraria allo sviluppo imprenditoriale», ha spiegato Silvia Contento. «Ma noi abbiamo semplicemente chiesto di chiarire due punti: quale interesse pubblico fosse difeso dall’Amministrazione e se fosse a conoscenza dello stato di degrado della proprietà comunale coinvolta».

Le risposte del Sindaco Annese, secondo i consiglieri di Manisporche, sono state evasive. «L’interesse pubblico, a suo dire, si riduce a favorire le aziende del territorio, perché la loro prosperità significa più lavoro», ha commentato Pietro Brescia. «Peccato che non siano mai forniti dati concreti sui livelli di occupazione, la qualità del lavoro, dei contratti e delle retribuzioni».

La politica del bene comune in macerie

«A Monopoli, da tempo, si fa strada una politica che pensa di rappresentare il pensiero dei cittadini, o meglio, di imporre il proprio pensiero, guidato da interessi particolari», ha dichiarato Maria Angela Mastronardi. «Ci troviamo di fronte alle macerie della politica intesa come difesa del bene comune».

La lectio magistralis di Lacatena

Dopo quasi tre ore di Consiglio, fa il suo ingresso tra i banchi della Giunta, senza neppure essere annunciato dal Vice-Presidente del Consiglio, il consigliere regionale Stefano Lacatena. «La sua presenza era stata comunicata ai capigruppo, ma non si era specificato che avrebbe relazionato sulla legge regionale n.36 del 19 dicembre 2023», ha spiegato Angelo Papio.

Il suo intervento è durato 24 minuti e 49 secondi. «Un tempo considerevole per una relazione inessenziale ai fini della delibera in discussione», ha commentato Silvia Contento. «La presenza dell’Assessore all’urbanistica Palmisano e del Dirigente D’Onghia rendeva superfluo l’intervento di Lacatena. Questo lascia legittimo il sospetto di una precampagna elettorale a suo beneficio».

«L’avv. Lacatena, pur avendo rigenerato il lessico con termini come “cambio di paradigma”, “centralità dell’uomo” e “umanesimo dell’urbanistica”, ha una storia profondamente legata all’imbarbarimento cementizio di Monopoli», ha dichiarato Pietro Brescia. «Risulta quantomeno inopportuno che parli di risparmio di suolo, tra i pregi della sua legge, in riferimento alla nostra città, e che offenda la storia urbanistica della “Primavera Pugliese”, autoproclamandosi unico innovatore».

«Aggiungere nuove norme edificatorie senza alcuna verifica delle criticità emerse in 15 anni di attuazione del vigente Piano Urbanistico Generale», ha aggiunto Maria Angela Mastronardi, «dice molto sull’estemporaneità con cui si pianifica e sulla corta visione di sviluppo».

L’inganno della legge

Un inganno sotteso alla legge è stato rilevato dal consigliere Martellotta. «La norma consente solo formalmente di agire nei contesti agricoli, perché poi il combinato di più articoli di norme sovraordinate lo impedisce», ha spiegato Angelo Papio. «Una finta verità che rischia di illudere i cittadini dell’agro, i quali meritano chiarezza, non promesse vuote».

«Peccato che il consigliere Martellotta, per dovere di scuderia, non abbia portato a termine il suo pensiero, votando favorevolmente il deliberato», ha commentato Silvia Contento.

Il siparietto finale

A chiudere il Consiglio, il simpatico siparietto dei tanti che, dai banchi della maggioranza e con in capo il Sindaco, hanno sentito il bisogno di difendere la presenza del Consigliere regionale. «Hanno sottolineato la sua autorevolezza e si sono scusati con lui per non avergli garantito la calorosa accoglienza che, a loro dire, avrebbe meritato», ha dichiarato Pietro Brescia. «Un amichettismo che racconta di relazioni chiuse e interessate».