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Un adulto felice era un bimbo che giocava all’aperto

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Si parla spesso di “drammi” e “disagi dell’adolescenza” come di fenomeni tipici di questa fase della vita. Secondo gli esperti – in realtà – la gran parte di questi problemi trova la sua causa in errori educativi risalenti all’infanzia. Primo fra tutti, l’assenza di tempo libero.

Nelle nostre città stanno scomparendo il tempo libero, la libertà di movimento e il gioco spontaneo: il bambino medio italiano passa buona parte del suo tempo tra ore in classe e compiti a casa e quello restante davanti a uno schermo.

I bambini non si vedono più per strada, l’80% di loro non gioca più all’aperto. Le città italiane realizzano giardinetti, ludoteche, parchi, scuole di sport e di lingua. Scuole creative, certo, ma pur sempre scuole, monitorate continuamente dagli adulti.

In altre parole manca quello che succedeva fino a qualche decennio fa, quando si usciva di casa senza programmi e coi coetanei si “improvvisava” un gioco: in un pomeriggio ci si buttava in un’avventura, si scopriva, si rischiava, spesso anche facendosi male.

L’esperienza del rischio, dell’ostacolo, del successo o della frustrazione sono vitali per i bambini perché fanno crescere, imparare e preparano alla vita. Pare che sia proprio la moderna mancanza di queste esperienze “forti” e autonome a far crescere nel bambino il desiderio di trasgredire non appena smette di essere un bambino, ovvero da adolescente.

Secondo gli esperti, infatti, l’abuso di alcol e droghe, molti suicidi ed episodi di bullismo non sono altro che la reazione “fisiologica” alla mancanza di libertà provata nell’infanzia. In poche parole, chi non ha potuto fumare di nascosto a otto anni ha più possibilità di subire il fascino dello spinello a 13; chi non si è sbucciato le ginocchia in bici è più facile che subisca incidenti gravi in moto.