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Ferragosto, prezzi alti e regole contestate. A Monopoli, nello stabilimento balneare Marzà, una madre ha raccontato a Repubblica Bari di essersi vista negare la possibilità di portare due panini per i figli, uno dei quali con intolleranza certificata al glutine. La richiesta, spiega, sarebbe stata semplice: «Posso portare una merenda per i miei bambini?». La risposta del gestore, secondo la versione della donna, sarebbe stata netta: «Solo per il celiaco, e in via del tutto eccezionale».
Non solo. Sempre secondo il racconto della donna, il proprietario avrebbe chiesto che il panino fosse consumato lontano da sguardi indiscreti: «Quando viene qua vediamo dove farla mettere». Per l’altro figlio, nessuna concessione: «Le sto facendo una cortesia solo per il celiaco». La madre sostiene di aver ricordato al gestore che la normativa regionale autorizzerebbe il consumo di alimenti propri negli stabilimenti, specialmente in presenza di esigenze mediche.
La lite e il richiamo alla “proprietà privata”
La cliente racconta che il confronto si sarebbe acceso quando avrebbe insistito. «Mi ha detto di non avvicinarmi, mi ha aggredita verbalmente» spiega. «Ha sostenuto che quella era proprietà privata. Mi è sembrato assurdo e umiliante dover scegliere quale dei miei figli potesse mangiare».
Con 60 euro spesi per due lettini e il parcheggio, la donna ha raccontato al quotidiano di aver avuto l’impressione che, senza consumare al bar del lido, la famiglia sarebbe stata indirizzata verso un pasto obbligatorio interno.
La replica del Lido Marzà
Il titolare, Viero Affatato, ha diffuso una nota per fornire la propria versione:
«Alla gentile signora senza un nome e un cognome vorrei dire che mi chiamo Viero Affatato, qualora volesse contattarmi in privato per chiarimenti – ma dubito sia questo l’intento, vista la briga che si è presa nel far pubblicare un articolo su un quotidiano – e che dovrebbe informarsi meglio circa le leggi di cui parla. Marzà non è titolare di alcuna concessione demaniale e, come lei stessa scrive, ha prezzi inferiori alla media: 20 euro a persona, posto auto incluso, nella settimana di Ferragosto, che diventano 30 nel weekend. Non mi sembrano prezzi da chi vuole “spennare” i clienti.

Marzà è attenta al rispetto della flora e della fauna che il mondo ci regala, e siamo attenti a situazioni come quella descritta. Al telefono le ho detto che certo che poteva portare il panino per il figlio intollerante, semplicemente pregandola di consumarlo in zona bar con tavolini, perché non è gradito che si mangi sotto l’ombrellone, anche per motivi igienici. A quel punto la signora ha voluto iniziare una polemica, a cui non sono interessato. Subito dopo che mi ha chiuso il telefono in faccia ho provato a richiamarla per spiegarle meglio, ma senza ricevere risposta. Buona vita!».
Il politico
Qualche tempo fa deputato di Alleanza Verdi-Sinistra Francesco Emilio Borrelli ha ricordato che: «Non esiste alcuna norma che vieti di portare e consumare cibo da casa. Sarebbe un abuso della concessione demaniale. Lo Stato affida in gestione un bene pubblico per offrire servizi, non per limitare diritti fondamentali». Il parlamentare ha invocato norme più chiare, trasparenza e controlli rigorosi.
Cosa dice la legge
Al di là del caso specifico (non sappiamo se il lido Marzà sia in concessione demaniale, il proprietario lo nega), l’ordinanza balneare della Regione Puglia 2025, e in particolare l’articolo 4, lettera F, stabilisce che è consentito introdurre e consumare cibi e bevande propri sulle spiagge e nelle aree demaniali, purché in contenitori adeguati. Questo significa che i bagnanti possono portare il loro pranzo al sacco e consumarlo, anche se non acquistato presso lo stabilimento balneare, a condizione che utilizzino contenitori adatti per evitare disagi o pericoli. A livello nazionale, l’art. 822 del Codice Civile e l’art. 1, comma 251, della legge finanziaria 2006 confermano che le spiagge sono beni demaniali: i concessionari non potrebbero vietare il consumo di cibo portato da casa né controllare borse e zaini. Le uniche restrizioni possibili riguarderebbero decoro, sicurezza e tutela dell’ambiente (ad esempio il divieto di vetro o oggetti pericolosi).
Come ci si potrebbe difendere
In caso di divieto, si può segnalare l’accaduto alla Polizia Municipale o alla Guardia Costiera, documentare con foto o video e contattare associazioni come Federconsumatori o UDìCon per assistenza legale e mediatica.
Direttore di italiafreepress.it, giornalista professionista
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