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Il nome non dice molto, ma quello che indica è comune quanto fastidioso. I melasmi sono le macchie marroni o grigio-marroni che compaiono sul viso, sul décolleté o sul dorso delle mani. La loro causa è un’eccessiva produzione di melanina, lo stesso pigmento responsabile dell’abbronzatura. Il fenomeno interessa una fetta consistente della popolazione: si stima infatti che ne siano colpite in Italia circa sei milioni di donne in forma leggera, moderata o grave, mentre a livello europeo si calcola che ne soffra una donna su tre.
Un’importante causa di melasma è rappresentata anche da gravidanza e allattamento. Altra causa scatenante è l’eccessiva esposizione ai raggi ultravioletti che stimolano la produzione di melanina; le macchie che si schiariscono durante l’inverno, con l’’esposizione al sole ritornano con maggiore evidenza. Infine, anche una dieta sbagliata che affatichi il fegato, può causare la comparsa di particolari ‘macchie’ dovute ai radicali liberi e all’accumulo di lipofuscina (un aggregato di acidi grassi e colesterolo ossidati, proteine glicate dagli zuccheri e metalli pesanti come ferro, mercurio, piombo, alluminio).
«Fra le macchie da sole rientrano anche le lentigo solari: macchioline scure, lenticolari che possono essere causate da scottature solari oppure essere il frutto di un danno da esposizione eccessiva che si è accumulato anno dopo anno – continua Pulvirenti – solitamente superficiali, sono il tipico segno di foto invecchiamento della pelle. Sono più frequenti nei pazienti con fototipo chiaro o nei pazienti che si espongono al sole in modo eccessivo e incontrollato».
Le macchie possono essere cancellate. Ma «è estremamente importante, prima di scegliere un trattamento ‘antimacchia capire cosa ha generato la macchia, la sua tipologia e, soprattutto, qual è la terapia più idonea da seguire», avverte Pulvirenti. «Di fronte ad un paziente affetto da macchie, il medico estetico dovrà intanto procedere ad una diagnosi approfondita, utilizzando una serie di strumenti: test con luce di Wood, video-epiluminescenza, microscopia confocale, biopsia cutanea. Una volta esclusa la presenza di patologie neoplastiche, si può procedere in base alla propria esperienza con le terapie più indicate per l’inestetismo stesso».
Direttore di italiafreepress.it, giornalista professionista
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