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Diciamoci la verità: il colore, apparentemente secondario rispetto a tutte le sofisticate caratteristiche che ci offre la moderna industria automobilistica, resta sempre uno dei motivi principali che ci spinge a scegliere un’auto, ad acquistarla e – cosa più interessante – a sentirla nostra.
Sì perché il colore dell’auto racconta qualcosa della personalità del proprietario. Come spiega Francesca Campostrini, psicoterapeuta responsabile della sede milanese dell’associazione Laboratorio di Gruppoanalisi: «Il rapporto delle persone con i colori ha a che fare con l’emotività, cioè con il nostro modo di reagire alle stimolazioni esterne, incluse le relazioni interpersonali.»
Le ultime classifiche di Dupond, fornitore di vernici per l’industria dell’auto, mostrano come i colori più popolari in Europa siano il nero (25%), il bianco (20%) e il grigio (18%), mentre gli asiatici optano principalmente per le sfumature di bianco e argento. A livello mondiale l’argento si è rivelato la scelta più popolare (26%), mentre il rosso (6%) e il blu (5%) restano indietro come quinta e sesta vernice più richiesta. Gli italiani preferiscono grigio e crema. Si può desumere qualcosa?
Sì, almeno per quanto riguarda la predilezione europea per i colori neutri: «L’assenza di colore, cioè la preferenza per bianco e nero – prosegue Campostrini – ci parla di poca recezione agli stimoli, di una vita emotiva trattenuta o negata. Al contrario la predilezione per i colori vivaci segnala consapevolezza delle proprie emozioni e capacità di tener conto dei sentimenti degli altri». Caratteri, questi ultimi, poco diffusi tra gli europei e, quindi, anche tra gli italiani.
Ma non è solo una questione di personalità: a farci scegliere il colore dell’auto ci si mettono la cultura, la moda, i trend dei vari mercati, il clima. Non sorprende che Francia e Italia siano ai primi due posti per la scelta del color cappuccino (il crema), vista la radicata cultura del caffè in questi Paesi. Mentre le vernici calde – rosse e arancioni – sono scelte da cechi, finlandesi, svedesi, rumeni e ungheresi. Forse per il bisogno di aggiungere un tocco di colore a un clima grigio.
Direttore di italiafreepress.it, giornalista professionista
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