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Con lo spettacolo “A me m’ha rovinato la guera” si apre domenica 26 ottobre alle 18.30 la Stagione teatrale 2025/2026 del Teatro Mariella di Monopoli intitolata ‘Il senso delle parole’, organizzata da Ubuntu non solo teatro aps ets con il sostegno dell’Assessorato alla cultura del Comune di Monopoli e le collaborazioni della Cooperativa Sociale ‘A Modo Loro’, dell’associazione Apad, di Mondadori bookstore di Monopoli e delle Cooperative Quasar e Sofocle. Media partner Radio Puglia.
Lo spettacolo della Compagnia teatrale Crest in coproduzione con l’Associazione Culturale Malalingua ha per protagonisti Michele Cipriani e Arianna Gambaccini che ha curato il testo e la regia. Si avvale inoltre della consulenza musicale di Matilde Sabato, degli arrangiamenti musicali di Leonardo Vita e dei costumi di Rosa Lorusso.
Nel retro di un piccolo teatro di provincia, in una giornata (in cui il silenzio nervoso denuncia una breve quiete dai possibili bombardamenti durante la seconda guerra mondiale) si svolge la lotta di un uomo che tenta di arrivare sul palcoscenico e realizzare il sogno di una vita intera: incontrare un noto Impresario Teatrale per conoscerlo e convincerlo a farsi scritturare. Il tempo è poco e l’urgenza è tanta: l’impresario pare essersi rifugiato in quel teatro per visionare una sua pellicola in uscita e solo l’uomo, al corrente della Sua presenza, è riuscito a raggiungerlo. Ma una donna, tutto fare del teatro, sembra ben decisa ad impedirglielo. Quanti modi ha un angelo per conquistare le ali? Quanto spazio ha la nostra anima per accettare il fallimento? Cosa è veramente un fallimento? Questo è quello che si racconta in scena, ma questa storia parte da molto più lontano. Fra canzonette d’altri tempi ed equivoci che strapperanno più di una risata, lo spettacolo si svolge attorno al tema del riscatto: la voglia di cercare un’altra possibilità.
“Mi chiamo Michele Cipriani, come mio nonno. Qualcuno dice che nel nostro nome c’è il nostro destino, non so se è vero. Quel che so è che ci sono tre cose che mi legano al mio progenitore: la professione, il nome (anche se lui in scena si faceva chiamare “Mario Ceprani”) e in qualche modo la guerra. Mio nonno è stato un valente attore di avanspettacolo fra gli anni 30 e 40 del secolo scorso. Scritturato dalla Compagnia di Rivista del Capocomico Arturo Vetrani, in cui si trovò a condividere il palco con i fratelli Maggio, Pietro de Vico… Cominciava a farsi un nome quando nel 1940 l’Italia entrò in guerra. Trasferitosi prima del conflitto a Taranto, fu convinto dal Maresciallo dei Vigili del Fuoco della città ad arruolarsi nei Pompieri. Non so quanto fosse consapevole in quel momento che la sua carriera si sarebbe interrotta lì, ma finita la guerra, con cinque figli ed una moglie stanca di seguirlo per tutta l’Italia, decise di rimanere definitivamente nei Vigili del Fuoco. La sua carriera si chiuse, con uno spettacolo interrotto per i bombardamenti. Fu messo in “quarantena” come è accaduto a tutti nel 2020: abbiamo in comune la sospensione in cui si sono ritrovate le nostre vite. Nel nostro mestiere siamo abituati a combattere per sopravvivere alla penuria di lavoro. Ma un bombardamento, che venga dall’alto o da una piccola particella nel nostro respiro, come lo combatti? Cosa può l’arte contro qualcosa di immensamente grande o di immensamente piccolo che si abbatte su di noi? Dove finisce la bellezza quando l’arte è in quarantena, quando i teatri sono chiusi? Al di là delle condizioni materiali, di cosa può nutrirsi un attore quando le contingenze della vita gli tolgono quello di cui ha più bisogno: il pubblico? Chi sono io senza te che mi guardi? Chi siamo noi tutti senza gli altri? Qual è la guerra che ci rovina davvero: quella fuori o quella dentro di noi?”
A me m’ha rovinato la guera è il racconto delle vite parallele degli artisti di ieri e di oggi. E’ il racconto di due anime alle prese con due guerre diverse accomunate dallo stesso “trauma”: il vuoto e il “fallimento” (o quello che credono essere tale). E’ l’omaggio ad un mondo, quello dell’avanspettacolo, che ha saputo trasformare la sofferenza e la fame in una risata collettiva, popolare e liberatoria. E’ un racconto che parla della fame dell’attore, del colera da palco e dell’universale bisogno degli altri. Passando per macchiette, sketch, e canzoni d’autore, A me m’ha rovinato la guera è la dimostrazione che i propri sogni occorre realizzarli senza mai diventarne schiavi, e che il potere della bellezza è qualcosa che va al di là, anche della morte.
Il secondo appuntamento in cartellone è il 23 novembre, sempre al Teatro Mariella, con “Vorrei una voce” di e con Tindaro Granata, uno spettacolo in forma di monologo costruito attraverso le canzoni di Mina.
Biglietti e abbonamenti (3 spettacoli)
Biglietto adulti: online 13€ – biglietteria 14€
ridotto under 18: online 8€ – biglietteria 10€
abbonamento adulti: online 32€ – biglietteria 36€
abbonamento under 18: online 22€ – biglietteria 25€
Direttore di italiafreepress.it, giornalista professionista
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