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Vorremmo andare a correre, fare sport, ma qualcosa irresistibilmente ci tiene invece incollati al divano. Sembra una ‘lotta’ ed effettivamente lo è, tutta interna al cervello. Quest’ultimo infatti sembra essere ‘programmato’ per la pigrizia. Lo rileva una ricerca guidata dall’Università di Ginevra e da quella della British Columbia, pubblicata Neuropsychologia. I risultati dello studio spiegherebbero anche il cosiddetto “paradosso dell’esercizio”: per decenni la società ha incoraggiato le persone ad essere più fisicamente attive, ma le statistiche mostrano che lo stiamo diventando meno. “La conservazione dell’energia è stata essenziale per la sopravvivenza dell’uomo – spiega Matthieu Boisgontier, uno degli autori principali dello studio – il fallimento delle politiche pubbliche per contrastare la pandemia dell’inattività fisica può essere dovuto a processi cerebrali che sono stati sviluppati e rafforzati attraverso l’evoluzione”. Per lo studio, i ricercatori hanno reclutato 29 giovani adulti, li hanno seduti davanti a un computer e hanno dato loro il controllo di un avatar sullo schermo. Poi hanno mostrato piccole immagini, una per volta, che raffiguravano attività fisica o inattività. I partecipanti dovevano spostare l’avatar il più rapidamente possibile verso le immagini dell’attività fisica e lontano da quelle dell’inattività- e viceversa. Nel frattempo, gli elettrodi registravano ciò che stava accadendo nel loro cervello. I partecipanti erano generalmente più veloci nel muoversi verso le immagini attive e allontanarsi da quelle pigre, ma gli elettroencefalogrammi mostravano che fare quest’ultima cosa richiedeva che i loro cervelli lavorassero di più. “La novità entusiasmante dello studio è che dimostra che questa maggiore velocità nell’allontanarsi dall’inattività fisica ha un costo, un maggiore coinvolgimento di risorse del cervello”rileva Boisgontier.
Direttore di italiafreepress.it, giornalista professionista
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